Lavanderia on demand: curiosità su MamaClean

Lavanderia on demand: curiosità su MamaClean

29 Ottobre 2019 Curiosità 0

Fonte: BusinessInsider Italia

La vecchia lavanderia di quartiere sembra avere i giorni contati. Perché la digitalizzazione dei servizi non ha cambiato solo il nostro modo di fare shopping o di cenare, ma anche di lavare i panni sporchi. I numeri del mercato online di questo settore lo confermano: il giro d’affari globale raggiungerà i 73 miliardi di dollari nel 2023. E anche l’Italia è investita da questo trend: le stime dicono che il business dei servizi di lavanderia on demand nel nostro Paese crescerà in media del 34 per cento ogni anni, toccando i 155 milioni tra quattro anni. E qualcuno sta già approfittando di questa opportunità: “Oltre 35 mila persone tra Milano e Monza si affidano al nostro lavoro, ma noi vogliamo andare al di fuori della Lombardia, raggiungendo i 14 principali capoluoghi italiani”, spiega a Business Insider ItaliaFrancesco Malmusi, ceo e co-fondatore di MamaClean.

La società, nata nel 2013, ha sviluppato una piattaforma online che permette di prenotare i servizi di lavanderia a domicilio: basta qualche click sull’app dedicata, navigare sul sito web o una rapida chiamata per indicare quali capi lavare e/o stirare, la fascia oraria e il luogo per il ritiro e la consegna del bucato. Una boutique online specializzata nella cura dei capi che funziona 7 giorni su 7 dalle 7:00 alle 23:00. Pochi giorni fa, Mamaclean ha lanciato una campagna di crowdfunding su Mamacrowd per rastrellare i capitali necessari a finanziare l’espansione in altre regioni della Penisola. “Finora abbiamo ottenuto 500 mila euro, ma l’obiettivo massimo di raccolta è di un milione di euro”, sottolinea Malmusi, che ha avuto l’intuizione di lanciarsi in quest’attività imprenditoriale quando lavorava come manager per un’azienda del comparto moda. “Mi ero reso conto che le lavanderie nel mondo erano pressoché uguali tra loro: botteghe di strada, prive di una presenza online, che non si sono mai innovate. Sembravano quasi ferme nel tempo”. Ma intanto la società è mutata: “Le persone hanno sempre meno tempo di passare alla lavanderia per portare o recuperare i vestiti. Hanno bisogno di un servizio rapido, puntuale, che permetta loro di recuperare tempo prezioso da dedicare ad altre attività. Noi abbiamo lanciato due programmi: il flexi, cheprevede la consegna il giorno dopo del ritiro; quello rush, invece, è il servizio urgente: i capi sono pronti in giornata”.

Infatti, all’inizio MamaClean si è rivolta a un certo tipo di clientela, formata da professionisti della finanza, consulenti, manager e avvocati. Ma poi ha ampliato il suo bacino d’utenza, fornendo i suoi servizi anche alle famiglie. Così ha raggiunto rapidamente 30 comuni in Lombardia, servendo oltre 35 mila persone e registrando nel 2018 un fatturato di 800 mila euro (+60 per cento rispetto al 2017). L’obiettivo della società è raggiungere 8 milioni di ricavi entro il 2023, creando valore in altre città italiane: “Con il denaro del crowdfunding, vogliamo finanziare l’espansione in altri centri in Lombardia, come Bergamo e Brescia, per poi spostarci a Pavia e Varese. Il piano è di andare poi a Torino, scendere in Emilia Romagna e arrivare a Roma. Senza trascurare il Veneto“.

Un piano ambizioso, ma il terreno nella Penisola sembra fertile. Come ricorda Francesco Malmusi, gli italiani sono i secondi utilizzatori al mondo di servizi di lavanderia dopo i giapponesi: “Nel nostro paese la densità dei negozi è davvero alta: si contano quasi il doppio delle lavanderie per 1.000 abitanti rispetto a Francia e Germania“. Ma le botteghe fisiche stanno attraversando una difficile crisi: “Il loro modello di business è ormai superato, è inadatto a rispondere alle esigenze dei cittadini. E non sono riuscite a cogliere questo cambiamento”, sottolinea Francesco Malmusi. Che spiega meglio: “Il settore sta affrontando da tempo il problema dell’estrema frammentazione dell’offerta: si tratta molto spesso di esercizi individuali e familiari, che non hanno le risorse per investire e fare economie di scala. Realtà che non hanno migliorato le loro proposte commerciali, ma hanno puntato tutto su una politica di abbassamento dei prezzi per battere la concorrenza. Al punto che le tariffe sono scese molto rispetto al costo della vita”.

L’effetto di questa strategia è stato drastico: “La qualità del servizio è venuta progressivamente meno. I proprietari dei negozi hanno sacrificato la cura del cliente, la puntualità della consegna, il rinnovo delle macchine. Non hanno differenziato l’offerta. E il fatturato è declinato”. Con il rischio di ricorrere all’evasione fiscale e al lavoro sommerso per far quadrare i conti; ma anche che il sapere artigiano che è alla base di questo mestiere finisca con il perdersi nel passaggio da una generazione all’altra: “Nel nostro laboratorio a Milano facciamo tutte le lavorazioni con dipendenti preparati, rispettando tutti gli standard legali e di qualità”, ci tiene a precisare il co-fondatore di MamaClean. Che ha in cantiere un nuovo progetto: “Vogliamo creare anche un’accademia per insegnare alle persone che intendono fare questo mestiere tutti gli aspetti tecnici e le operazioni manuali che lo caratterizzano. L’innovazione tecnologica è una componente importante di questo settore, ma non bisogna dimenticare che questo è un lavoro artigiano che richiede molte ore di apprendimento teorico e pratico”.

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